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martedì 12 giugno 2012

Romanzo di una strage - film

Si tratta di un film fondamentalmente corretto, onesto direi, ma - come dire? - più esteso che profondo. Troppo preoccupato del politically correct, di non compiere passi falsi, senza sostenere davvero una tesi.
Ne esce un commissario Calabresi decisamente scagionato dal sospetto di aver ucciso Pinelli, un Pinelli non violento, un Moro saggiamente perplesso a fronte di un Saragat un po' troppo sbilanciato a destra, filoatlantico all'estremo e con venature autoritarie.
Ma chi ha messo la bomba, o le bombe, come suggerisce lo stesso Calabresi nelle scene finali del film, a piazza Fontana? Il film non lo dice: la figura peggiore certo la fanno i neofascisti veneti, Ventura e Freda, sui quali cadono i sospetti più gravi, la quesi certezza della loro colpevolezza. Ma che ruolo ha avuto la NATO e si servizi deviati? Questo è solo insinuato, ma un sospetto è lanciato.
Il film è gradevole, riporta bene al clima convulso di quegli anni, di forte scontro politico. Manca, lo ripetiamo, uno scavo sulle motivazioni, sulle dinamiche profonde che agivano e le loro ragioni. Si ferma un po' alla superficie. La stessa morte di Calabresi non è "raccontata": nell'ultima scenza si assiste alla morte già avvenuta. Ma chi è stato? L'estrema sinistra o i servizi deviati, per impedire che seguisse una pista che ormai si agitava nella sua mente, e che egli aveva confidato a un alto funzionario della polizia (mi pare il prefetto di Roma)?
Un'occasione parzialmente perduta, quindi. Un film comunque da vedere.